L’ambliopia è una delle più frequenti cause di deficit visivo nei bambini. Si caratterizza per una riduzione della vista in un occhio (ambliopia monolaterale) o su entrambi e si può manifestare anche in età assai precoce.
Saper riconoscere tempestivamente quali siano i sintomi di questa problematica permette ai genitori di intervenire per tempo e arginare le conseguenze della sindrome dell’occhio pigro.
Lo sviluppo delle capacità visive del bambino fino ai 6 – 7 mesi
Lo sviluppo delle normali capacità visive è condizionato da svariati fattori, tra cui quelli di natura genetica, maturativi ed ambientali. Tuttavia, il sistema visivo del bambino segue delle tappe veloci quanto importanti entro i primi 7 mesi di vita:
- nascita – 1 mese, il piccolo presta attenzione alla luce e ha ancora una capacità di fissazione estremamente limitata;
- 1 -2 mesi, comincia a seguire gli oggetti e le luci in movimento e contestualmente inizia a porre attenzione a stimoli nuovi e complessi;
- 2 -3 mesi, inizia a svilupparsi la capacità di convergenza, fissazione e messa a fuoco degli oggetti;
- 3 – 4 mesi, i movimenti oculari diventano più lineari e si assiste ad un aumento dell’acuità visiva. Al tempo stesso inizia ad osservare e provare a manipolare gli oggetti;
- 4 – 5 mesi, sposta lo sguardo per seguire gli oggetti ai due lati del corpo, tenta di raggiungerli cercando di spostarsi verso ciò che lo interessa. A questa età inizia a riconoscere visi e oggetti familiari:
- 5 -6 mesi, vede distintamente gli oggetti, li raggiunge e li afferra.
A circa 6 – 7 mesi, infine, i movimenti sono completi e coordinati: il bambino sposta lo sguardo da un oggetto all’altro senza difficoltà.
Fonti:
I sintomi precoci di un disturbo visivo
Le tappe dello sviluppo visivo dei bambini possono compiersi in tempi leggermente diversi a seconda di svariati fattori, molti dei quali di natura personale. Tuttavia, ci sono alcuni segnali che il piccolo invia quando manifesta i sintomi di ambliopia e, in generale, di una capacità visiva ridotta tra cui la tendenza a strizzare entrambi gli occhi per favorire la messa a fuoco degli oggetti o quella di coprirsi un occhio con una mano. Entrambi questi comportamenti, messi in atto spesso dai 0-6 mesi in avanti. sono dei meccanismi che i bambini mettono in atto per aiutare l’occhio con minori capacità visive a non interferire con la messa a fuoco degli oggetti.
Ancor prima, è essenziale capire se il bambino riesce a seguire gli oggetti, luminosi o meno. Il genitore può provare a stimolare il piccolo attraverso dei libri con figure in bianco e nero, o con immagini molto contrastate e verificare la sua reazione. Se il piccolo si dimostra interessato, riesce a seguire le immagini che si spostano o prova ad afferrare il libro allora è probabilmente che, almeno in quel momento, non abbia difficoltà visive.
Un altro elemento al quale porre attenzione è la capacità del bambino di muoversi nello spazio, soprattutto quando comincerà a gattonare o a strisciare. Se il piccolo ha la tendenza ad imbattersi negli oggetti in maniera sbadata ma ripetuta o se dimostra di non avere una consapevolezza basilare nella profondità, allora è opportuno valutare di sottoporlo ad un controllo della vista.
È opportuno sottolineare che nella maggior parte dei casi i bambini non dimostrano alcun problema: questo accade perché se un occhio vede bene e l’altro bene, allora riescono a compensare bene questo squilibrio.
L’importanza dei controlli della vista periodici
Per assicurarsi della corretta evoluzione della funzione visiva nei bambini, è fondamentale un monitoraggio precoce e costante.
Questo inizia con esami della vista effettuati subito dopo la nascita e prosegue con controlli periodici durante le visite pediatriche di routine nell’arco dell’intera infanzia.
Inoltre, prima dell’ingresso nella fase scolare, è pratica comune in diverse aree geografiche sottoporre i bambini in età pre-scolare a screening visivi, condotti da volontari e organizzazioni locali. Laddove emerga l’impossibilità di eseguire un esame della vista standard, basato sull’utilizzo di tavole oculistiche arricchite da simboli, figure o lettere, entro i primi 3 o 4 anni di vita, è doveroso un intervento specialistico.
Al raggiungimento dell’età scolare, tali valutazioni sono estese anche all’ambiente scolastico, dove personale sanitario qualificato esegue ulteriori controlli. Qualora gli screening iniziali rivelino potenziali problematiche, si rende necessario l’intervento di un oftalmologo, medico specialista nella gestione di disturbi oculari, o di un optometrista, professionista specializzato nella valutazione e correzione dei deficit visivi, per un approfondimento diagnostico e l’eventuale definizione di un trattamento adeguato.
Fonti: